ASTRI E CONTRASTI :
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Saggio su I sogni da Freud a Hillman attraverso Jung (by Natale)
Il sogno più famoso in assoluto è sicuramente quello del faraone d’Egitto raccontato in Genesi al cap. 41, quello delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre. Giuseppe era sicuramente una persona che sapeva usare il cervello. Lui capì subito che i sogni fatti dal faraone non potevano essere interpretati come i sogni fatti da un qualunque suo suddito. Essi dovevano per forza riferirsi all’intero Egitto, perché un monarca, quando sogna, lo fa in grande, essendo punta di una piramideSigmund. I sogni del re, dovevano per forza riguardare il suo regno. Ma oltre a queste, seppe anche sciogliere simboli e metafore. Omero, Platone, Aristotele, Eraclito ed altri filosofi dell’antichità si sono occupati di sogni più o meno approfonditamente. Artemidoro, di cui ignoriamo le date di nascita e morte, ma che visse sicuramente nel corso del II sec. d.C., scrisse un famoso trattato intorno ai sogni (Il libro dei sogni – pubblicato da Adelphi). Egli, come è stato osservato da autorevoli studiosi, laddove afferma che il sogno è sempre egocentrico, anticipa il pensiero di Freud.
Di tale interessante trattato vogliamo riportare un passo significativo: “…affermo che l’interprete deve possedere certe doti naturali e servirsi della propria intelligenza, piuttosto che attenersi esclusivamente ai libri…” (op. cit. pag. 19).E qui l’autore in un certo senso anticipa il pensiero di Jung a proposito delle capacità dell’interprete. Artemidoro, dapprima introduce l’argomento, poi passa in rassegna i contenuti dei sogni in generale (sognare fagioli, vuol dire…), ed infine ci propone una raccolta di sogni (poco meno di cento).
Il sogno nel corso dei secoli ha sempre suscitato la curiosità di studiosi e non. Tutti se ne sono occupati, ma è con Freud, che per la prima volta entriamo in esso in modo rivoluzionario.
L’interpretazione dei sogni è stato scritto dal padre della Psicanalisi poco più di un secolo fa. Certo, appare strano che dei “mistici” come noi parlino dello scopritore dell’Inconscio. Beh, per noi Sigmund Freud è un uomo che con la sua genialità ha contribuito enormemente a farci comprendere la natura dell’anima (Psiche). E poi non è detto che a ricercatori particolari come noi, le sue tecniche investigative non possano tornare utili, come pure tutte le altre “create” dai suoi innumerevoli discepoli (e noi consideriamo tali gli Adler, gli Jung i Reich, e tutti quelli che non condivisero le sue rigide impostazioni). Ma prima di parlare di tale suo scritto, diciamo subito che questo nostro breve saggio sui sogni non ha lo scopo di scavare a fondo nei pensieri di Freud e di quanti altri citeremo. Ci proponiamo solo di sottolineare ora qui e ora là, dei brani significativi che possano tornare utili a chi volesse, nel suo piccolo, provare ad interpretarsi o interpretare sogni. Certo si sarebbe di gran lunga più preparati, se si leggessero tanti bei tomi che hanno tracciato la storia della Psicanalisi dalla sua nascita ad oggi. Ma cent’anni di libri sono impossibili da leggere in una sola vita.
Dunque, bando alle chiacchiere ed entriamo subito in argomento.
La sua introduzione all’ Interpretazione dei sogni (8° edizione Newton del 73), Flavio Manieri la conclude con una considerazione degna di sottolineatura: Il sogno ha infatti due forme di espressione: quella eidetica pura (che in senso lato vuol dire ‘visibile’) …e quella ‘mediata’ (cioè raccontata). Le motivazioni strutturali, di scelta tecnica e lessicale, del racconto, oltre a dirci molto di più del sogno in sé, sulle sue motivazioni (ne contengono la stratificazione emozionale), sono anche l’unica fonte reale della sua ricostruzione. Del sogno in fondo non resta altro. Il filtro del linguaggio deforma comunque il sogno: potremmo anzi dire che il ‘sogno’ non esiste prima di questa deformazione e ‘consista’ in essa”. (il grassetto è nostro).
Insomma Manieri, in parole povere,ci sta dicendo che, il modo con cui il sogno viene scritto ci fa capire molte più cose di quanto riesca a fare il sogno stesso.
Tornando all’Interpretazione…, diciamo subito che, dopo avere fatto un escursus su tutta la letteratura scientifica concernente i problemi dei sogni ed avere smontato una ad una ogni teoria proposta (cosa che Freud sa fare molto bene) il nostro geniale psichiatra passa alla vera interpretazione, riportando i suoi sogni. E’ la prima auto-analisi della storia, e a detta di tutti non ripetibile da parte di nesun altro. Ma stringi stringi, il succo delle 500 pagine della sua opera può essere condensato in poche parole. E’ lo stesso Freud a parlare (lettera a Fliess – un medico berlinese a cui F. era legato da morbosa amicizia – del 9 Giugno 1899. Vedi epistolario fra i due ): “L’intera faccenda si risolve in una banalità. I sogni hanno tutti la funzione di appagare un desiderio che si è andato trasformando in molti altri: il desiderio di dormire. Si sogna per non doversi svegliare. Perché si vuole dormire. Tant de bruit”. (Il finale francese possiamo liberamente tradurlo con “tanto chiasso per così poco!). In effetti, però, come giustamente sottolinea Hillman, Freud prese dalle tre tesi allora dominanti tre idee, dette loro una rimescolata e trasse fuori la sua teoria:”dai romantici prese l’idea che il sogno contenesse un messaggio personale…;dai razionalisti accettò l’idea che il contenuto manifesto del sogno …fosse un’accozzaglia di assurdità…; con i somaticisti si trovava d’accordo nell’affermare che il sogno riflettesse processi fisiologici” (Hillman – Il sogno e il mondo infero – Est ediz.) . Nonostante questo miscuglio però, egli riteneva fosse possibile decifrarne valore e significato. Una cosa vogliamo sottolineare a questo punto. Freud era convinto di avere creato un metodo scientifico di interpretazione, ma noi, condividendo la tesi di tanti studiosi, riteniamo che di scientifico, il suo metodo (degno del massimo rispetto) non ha nulla. Anzi, basta scorrere le pagine di un qualunque manuale di Storia della Psicologia (all’interno della quale trova posto anche la Psicanalisi freudiana) per capire come la Psicanalisi sia considerata per nulla scientifica. In quel contesto vale di più una teoria di Pavlov e di Lorenz.
Ma lasciamo che sia Jung a concludere la parentesi dedicata al suo maestro: “Freud dice che ogni sogno rappresenta l’appagamento di un desiderio rimosso” (in “L’Analisi dei sogni” a pag. 43 del 4° vol delle opere). Trascuriamo di parlare di libere associazioni, di rimosso, di censura, per non appesantire il nostro brevissimo saggio, e soprattutto per invitare i nostri pochi amici a darsi da fare e consultare un qualunque dizionario di psicologia.
Quando si comincia lo studio dei propri sogni, e a dirlo sono tutti gli analisti di tutte le scuole, bisogna porre molta attenzione a quelli iniziali, perché è lì che si annida il problema fondamentale del sognatore. Ma ora allarghiamo un tantino i nostri orizzonti e lasciamo parlare
Il sogno riproduce quella situazione interiore del soggetto che la coscienza non vuole riconoscere, o riconosce solo a malincuore, come vera e reale.
Chi interpreta il sogno dovrebbe rinunciare a ogni presupposto teorico e comportarsi come se dovesse scoprire in ogni singolo caso una nuova teoria dei sogni: Ci sono ancora infinite occasioni di lavoro pionieristico in questo campo (grassetto nostro). Sì, i sogni possono costituire anche appagamento di desideri rimossi, dice Jung ma quante altre cose non ci possono essere nei sogni!…E’ non solo legitttimo , ma assolutamente doveroso, non limitare preventivamente in base a una data dottrina il significato di un sogno….Nell’interpretare un sogno è sempre utile chiedersi: qual’è l’atteggiamento cosciente che viene compensato dal sogno? Noi concordiamo perfettamente con Jung: nel sogno è possibile vedere tante altre cose. Per esempio, considerato che la nostra vita si svolge per metà circa “di notte” (sogno, fantasia, immaginazione) e per metà “di giorno” (veglia, presenza, razionalità), chi può vietarci di pensare che, come di giorno le quattro funzioni psichiche (ragione, sentimento, istinto, intuizione) si muovono in un certo modo, di notte, le stesse funzioni non possano avere una “loro” vita, particolare che i sogni manifestano? Ecco, quindi come un sogno può essere visto da tante angolature (ragione, sentimento ecc.), che seppure deformate hanno una loro logica, una loro “causa”. E qui ci pare opportuno chiedere e chiedersi: Perché si sogna?
Noi ci rispondiamo: come può mai avere una risposta tale domanda, visto che l’io del sogno ha gli stessi pesi, gli stessi diritti, diremmo la stessa autorità dell’io di veglia? Il sogno ha una sua realtà che è quella che è, e l’io onirico se l’è creata nell’unica maniera che potesse condensare tutto l’iter onirico del sognatore (perché mai non potrebbe, un io di sogno, stilare programmi, risolvere problemi, delirare, vaneggiare, fantasticare, intuire, e tanti altri ..are ed..ire?) in un tutt’uno che chiamiamo sogno. Il sogno è una visita di controllo razionale, istintivo, emozionale, intuitivo, che un io fa all’altro, a se stesso o a tutt’ e due contemporaneamente, ogni notte. E’ un continuo mettere i paletti su un’esistenza che “scappa” da tutte le parti, di una vita che dilaga per ogni dove. Il sogno è il modo migliore che la Coscienza ha di indicare se stessa come vera natura dell’uomo. Come se attraverso il sogno dicesse: Io ti confeziono questi sogni affinché tu possa capire che le scene oniriche sono un banale, illusorio film, e per sottolineare che la vita che tu ogni giorno vivi è più o meno la stessa cosa. Perché alla fin fine, sia l’io di veglia che quello di sogno sono pseudo entità, illusioni. Per dirla con Chuang Tzu, chi sogna di essere farfalla, al risveglio può essere preso per…sogno dalla stessa farfalla. Ha ragione la farfalla o il sognatore? Hanno entrambi ragione, sono ‘vere’ illusioni sia l’una che l’altro. Tutto accade dentro una Infinita Coscienza, come per gioco. Se riuscissimo a vedere il sogno come uno dei tanti fiori che spuntano in Essa, ci rilasseremmo un tantino, e forse capiremmo che positivo e negativo, cinematograficamente inteso, sono uno lo specchio dell’altro. Il sogno come negativa della veglia. E perché no? Jung ha perfettamnete ragione, per cui con i sogni ci puoi pure giocare, se tiva, oppure filosofare, ricercare, profetizzare, interpretare, intuire, blablare, ecc. I sogni ti possono aiutare a creare opere d’arte, a risolvere problemi matematici, e con essi puoi persino giocare al lotto. Il sogno è parte di noi, ma siccome noi siamo UNO, ogni sogno è un punto di vista sull’Anima Una. E se uno non crede a queste “sciocchezze” è il suo punto di vista sulla propria psiche. Ma cerchiamo adesso di far tesoro di qualche consiglio junghiano tratto da Simboli e interpretazione dei sogni (vol. 15° Opere).
Non sono consigli espliciti, ma li “deduciamo” dai suoi pensieri. Jung, a proposito delle ‘libere associazioni’ proposte da Freud durante le sedute per andare al nocciolo del problema psichico del paziente, ci dice chiaro e tondo che, nonostante il sognatore cerchi di allontanare il medico
dal nucleo del problema, egli alla fine “circoscrive inconsciamente una certa area, sulla quale ritorna in continuazione, nel tentativo costantemente rinnovato di occultarla”. Ora noi pensiamo che, spesso una persona, anziché ripetere un sogno, ripeta il meccanismo con cui tenta di eludere il suo problema, e che in quel meccanismo sta il nucleo del problema. Sogni diversi, quindi, ma analoghi nello sviluppo. Altro consiglio è quello di non allontanarsi mai dalla vicenda onirica, di non perderla mai di vista. E poi suggerimenti: i sogni ripristinano il collegamento con la base istintuale..; solo una piccola minoranza dei sogni è palesemente compensatoria; ecc
Per chi è interessato, i saggi di Jung sui sogni possono essere consultati nei volumi 4°, 8°, 15° e 16° delle sue opere.
Ma il sogno può essere visto in mille modi diversi. Unoi dei modi più affascinanti è quello proposto da
Per gli analisti junghiani il sogno ha importanza per tutto quello che può “dare” relativamente al Processo di Individuazione. Quindi si guarda più alla simbologia che al contenuto letterale. (grosso modo è quello che dice Hillman). Ma per il nostro illustre pensatore, questo ovviamente è solo un punto di partenza. Egli difatti è andato oltre ogni teoria, compresa quella junghiana da cui era partito, per approdare a Chuang Tzu, ovvero al punto di vista della farfalla. Hillman si pone una domanda: a quale regione mitologica, a quali Dei appartengono i sogni? (Opera citata) e si risponde: I sogni appartengono al mondo infero e ai suoi Dei. Egli propone un approccio archetipico, ed allontanandosi da Freud e Jung, decide di non portare il sogno nel mondo diurno. Per costruire la sua teoria, egli parte da Eraclito: Da Eraclito…impariamo che l’anima è piuttosto un’operazione di penetrazione e di intuizione nelle profondità, che fa anima man mano che procede. Se l’anima è un motore primo allora il suo movimento primario è l’approfondimento, con il quale essa accresce la sua dimensione…Anima è il termine primo ed ultimo del nostro mondo in perenne movimento…Questa incessante attività del fare anima,…l’ho chiamata ‘psicologizzazione’.
Ponendo il sogno in Ade – ci dice Hillman – esso presenta immagini dell’essere , più che immagini del divenire. Ed ancora: quando un analista, a proposito della vita emozionale del paziente, dà consigli ricavati dai sogni, egli altro non fa che attingere alla propria esperienza di vita, e non dai sogni. In un certo senso si avvicina a Jung allorché diceva che, poiché è cieca, la vita istintiva può riflettere se stessa attraverso l’immaginare. E i sogni sono immagini. Ma Hillman va oltre ed afferma anche che: la scena di un sogno…è una versione metaforica di quella scena e di quegli attori di ieri, che sono diventati ora più profondi, e sono entrati nella mia anima.
Egli ci dirà ancora che, le persone con le quali comunichiamo nei sogni non sono “rappresentazioni dei loro sé viventi…ma immagini di ombra che svolgono ruoli archetipici…sono maschere nella cui cavità è presente un numen. Hillman consiglia ancora di “entrare nel sogno e diventarne tutte le parti (il che mi fa ricordare la tecnica di Lorenzo Ostuni). Infine, in Hillman (ma non perché non c’è più nulla da riportare di questo interessantissimo testo), incontriamo Chuang – Tzu e la sua farfalla: Dobbiamo capovolgere il nostro consueto modo di procedere, che traduce il sogno nel linguaggio dell’io, per tradurre invece l’io nel linguaggio del sogno… : la farfalla sogna di essere Chuang-Tzu.
Abbiamo reso un breve omaggio a tre grandi studiosi della psiche, perché è anche grazie a loro se nel nostro gruppo riusciamo a mettere le mani addosso ai nostri sogni. Certo, lo facciamo in modo particolare, poiché essendo noi degli esploratori a tempo pieno di noi stessi, costituendo tale ricerca lo scopo principale della nostra vita, e soprattutto credendo fermamente che la realtà fisica non è la sola realtà esistente, cerchiamo nei sogni “indicazioni” su tale ricerca. Abbiamo studiato testi sacri orietali e occidentali, ed abbiamo scoperto che tali sacre scritture sono ricche di simboli, metafore e “contenuti onirici”. Più che sui grandi maestri della psicanalisi, ci siamo formati su tali scritture, e se dobbiamo essere sinceri, da essi abbiamo ricevuto tantissimo. Oggi saggezza è diventata quasi sinonimo di scienza. Nel sapere scientifico c’è sicuramente conoscenza ed è giusto coltivarlo, ma la saggezza, a nostro modo di vedere sta oltre. Lo star bene, la salute, la tecnica ci fanno stare certamente meglio, ma il nostro benessere dovrebbe essere il punto di partenza per la ricerca più antica del mondo, che possiamo condensarla nella domanda: Chi sono io? Tutte le filosofie del mondo hanno cercato di dare una risposta, ma quella definitiva non può che essere “personale”: ogni singola persona dovrebbe scoprire la propria vera essenza, e darne testimonianza affinché altri possano essere stimolati nella propria ricerca. A questo punto non ci rimane che invitare i nostri quattro amici lettori a leggere i testi sacri e sapienziali di ogni tradizione, e, perché no, a leggere qualche buon manuale di Psicanalisi, di Psicologia Analitica, di Psicologia Archetipica. Abbiamo scelto Freud, Jung e Hillman , perché il primo ha scoperto l’Inconscio, il secondo lo riteniamo un caposcuola della stessa statura del suo maestro, il terzo per la sua originalità.
Adesso abbiamo un minimo di materiale per potere “affrontare” qualche sogno in maniera ‘naif’.
Se poi vogliamo tuffarci nella simbologia onirica per ricavare da essa (e perché no?) suggerimenti utili per qualunque via iniziatica si voglia percorrere, non ci rimane che scrivere i nostri sogni, e, magari in gruppo, con amici, ‘discuterne’. Buon lavoro. Grazie, Nat.
Per chi poi volesse saperne appena un po’ di più sulla tecnica interpretativa dei sogni consigliamo
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Breve corso sui sogni – Robert Bosnak – Astrolabio
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Il Linguaggio dei sogni – Whitmont =Perera – Astrolabio
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Le regole di Freud per l’interpr. Dei sogni – Alexander Grinstein – Boringheri.
P.S.
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Grazie Nunzy Conti
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