Demetra e Persefone

” Demetra,dea della fertilità“

CERERE: Il trionfo d’estate di Antoine Watteau
Cerere, 1715
National Gallery, Washington

Se Cerere venne quasi naturalmente scelta come personificazione dell’Estate lo si deve al suo essere, come rivela l’etimologia, la dea protettrice delle colture cerealicole e quindi, per estensione, della coltivazione e dell’agricoltura.

In origine antica dea italica protettrice della vegetazione e dei campi Cerere, divenendo poi divinità dell’agricoltura, fu automaticamente eletta patrona del vivere civile poiché ha reso possibile, facendo conoscere all’uomo i modi per “governare” la terra, passare dal nomadismo e dalla raccolta a un grado superiore di civiltà.

… la prima a dissodar la glebe

coll’aratro insegnò; prima le biade

i più soavi nutrimenti diede;

a noi prima diè leggi; ed ogni cosa

riconosciamo da lei.

(Ovidio, Metamorfosi, libro V, vv. 340-343)

dal sito http://www.ilcerchiodellaluna.it

L’archetipo

Demetra rappresenta l’energia materna per eccellenza, la vera nutrice e protettrice dei giovani e vulnerabili. Non necessariamente è la madre biologica delle sue creature, poichè sa nutrire con pari amore anche amici, conoscenti e compagni, che in lei vedono la buona madre sulla cui spalla si può piangere. Il suo senso protettivo e la sua determinazione nel difendere sono leggendarie, come l’orsa che protegge il suo cucciolo. Il suo limite consiste nell’identificarsi nel solo ruolo di madre e nella difficoltà a lasciare andare le sue creature.

La donna che incarna l’archetipo Demetra ha bisogno di comprendere che, come la natura con il ciclo delle stagioni insegna, il cambiamento è parte del ciclo naturale delle cose, e resistere ad esso significa solo ristagnare.

La Dea della fertilità può essere madre di tante creature, di un figlio, di un animale, di un opera d’arte o di un progetto creativo. Ma qualsiasi sia l’oggetto del suo amore, deve imparare a lasciarlo andare, affinchè a sua volta segua il suo percorso.

Il Mito

Persefone

Antica Dea greca della natura e delle messi, simbolizza l’energia materna archetipica.

Dea di fertilità, presiede al ciclo naturale di morte e rinascita.

Figlia di Rea e di Crono, Demetra è sorella maggiore di Zeus, con cui concepì l’adorata figlia Persefone-Kore.

Ma un giorno Persefone, fresca come un fiore, scomparve e sua madre non riuscì a trovarla da nessuna parte. Piangente, Demetra cercò e ricercò ovunque nelle campagne chiamando a gran voce questa figlia che le era tanto vicina da sembrare quasi un suo doppio, la sua infanzia, la sua giovinezza felice. In preda all’ira Demetra afferrò il suo manto verde-azzurro e quasi senza pensarci lo fece in minuti pezzi e li sparse tra l’erba ovunque come fossero spighe di grano. Ma fiori ed erba appassirono ben presto perché la stessa Demetra era l’origine di ogni crescita e il suo dolore faceva sì che la sua energia abbandonasse le piante, che cominciarono ad avvizzire. Fu così che Chloè (la verde), la gioiosa terra, si trasformò per la prima volta nella Demetra autunnale, dai colori giallo oro.

Il più importante mito legato a Demetra, che costituisce anche il cuore dei riti dei Misteri Eleusini, è la sua relazione con Persefone, sua figlia nonché incarnazione della dea stessa da giovane. Nel pantheon classico greco, Persefone ricoprì il ruolo di moglie di Ade, il dio degli inferi. Diventò la dea del mondo sotterraneo quando, mentre stava giocando sulle sponde del Lago di Pergusa, in Sicilia, con alcune ninfe (secondo un’altra versione con Leucippe) che poi Demetra punì per non essersi opposte a ciò che accadeva trasformandole in sirene, Ade la rapì dalla terra e la portò con sé nel suo regno. La vita sulla terra si fermò e la disperata dea della terra Demetra cominciò ad andare in cerca della figlia perduta, riposandosi soltanto quando si sedette brevemente sulla pietra Agelasta. Alla fine Zeus, non potendo più permettere che la terra stesse morendo, costrinse Ade a lasciar tornare Persefone e mandò Hermes a riprenderla. Prima di lasciarla andare, Ade la spinse con un trucco a mangiare sei semi di melagrana magici, che l’avrebbero da allora costretta a tornare nel mondo sotterraneo per sei mesi all’anno. Da quando Demetra e Persefone furono di nuovo insieme, la terra rifiorì e le piante crebbero rigogliose ma per sei mesi all’anno, quando Persefone è costretta a tornare nel mondo delle ombre, la terra ridiventa spoglia e infeconda. Questi sei mesi sono chiaramente quelli invernali, durante i quali in Grecia la maggior parte della vegetazione ingiallisce e muore.Vi sono comunque altre versioni della leggenda. Secondo una di queste è Ecate a salvare Persefone. Una delle più diffuse dice che Persefone non fu indotta a mangiare i sei semi con l’inganno, ma lo fece volontariamente perché si era affezionata ad Ade.”(wikipedia)

Questa storia greca della grande dea è un’evidente metafora del volger delle stagioni, ma rappresenta anche un tenero archetipo del legame tra madre e figlia. Pur essendo una variante del comune mito mediterraneo che mostra come la terra ami e consumi la sua vegetazione, questa leggenda ha di singolare l’accento posto non sull’amore sessuale tra il figlio che eternamente muore e la madre, ma sul legame familiare tra la materna Demetra e la sua adorata figlia Persefone. Questa figlia, la terra durante la primavera, in realtà era solo un’altra forma della stessa Demetra. In sicilia l’identità tra Demetra e Persefone era canonica: entrambe erano chiamate damatres (madri) e venivano raffigurate in modo indistinguibile. Ma la forma più comune della grande dea era una triade di dee e non una coppia. Molti studiosi hanno setacciato i più famosi miti di demetra sperando di trovare il terzo elemento della triade femminile, la terra invernale, la vecchia carica di età, il seme ibernato.

In generale la riflessione si è soffermata su Ecate, che certamente sembra essere la più simile a una vecchia ta le possibili figure divine del racconto. In più essa compare nei punti cruciali della storia, per esempio era l’unica testimone della scomparsa di Persefone. Dato che difficilmente l’onnisciente terra, Demetra, poteva ignorare ciò che accadeva sulla superficie, è ragionevole pensare che Ecate fosse un aspetto della stessa Demetra in qualità di madre terra.

Il nome e i suoi attributi

Madre terra è solo uno dei possibli significati del nome di Demetra.

La seconda parte della parola significa al di là di ogni dubbio “madre”.

Tuttavia la prima parte si può tradurre altrettanto bene con cereale quanto terra, il che fa di Lei non più la dea della superficide della terra ma solo di quella parte della superficie che è coltivata, quella che sostenta le piante parallela alla Cerere romana. Se il nome damater deriva da radici che rimandano alla madre terra la dea diventa un’altra forma di Ge o Gea. In quanto tale, in certe leggende compare come la compagna di Poseidone* che significa appunto ”il marito di da”.

Il culto

Persefone nell’Ade

Sia come simbolo dell’intera terra, sia come simbolo della vegetazione commestibile, Demetra era adorata con sacrifici in cui si faceva uso del fuoco, poiché era necessario che le offerte fossero presentate così come si trovavano in natura.

Favi di miele, lana non filata, uva non spremuta, frumento non cotto venivano posti sui suoi altari. Non erano per lei le offerte di vini, dolci e tessuti: Demetra rappresentava il principio dei prodotti naturali, non artificiali.

Ella donò al genere umano la conoscenza delle tecniche agricole: la semina, l’aratura, la mietitura e le altre correlate. Come tale era particolarmente venerata dagli abitanti delle zone rurali, in parte perché beneficavano direttamente della sua assistenza, in parte perché nelle campagne c’è una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni, e Demetra aveva un ruolo centrale nella religiosità Greca delle epoche pre-classiche. Esclusivamente in relazione al suo culto sono state trovate offerte votive, come porcellini di creta, realizzati già nel Neolitico.

In epoca romana, quando si verificava un lutto in famiglia, c’era l’usanza di sacrificare una scrofa a Demetra per purificare la casa.

I luoghi principali in cui il culto di Demetra era praticato si trovavano sparsi indifferentemente per tutto il mondo Greco: templi sorgevano ad Eleusi in Sicilia, Ermione, Creta, Megara, Lerna, Egila, Munichia, Corinto, Delo, Piene, Agrigento, Lasos, Pergamo, Selinunte, Tegea, Mesembria, Thorikos, Dion, Licosura, Enna e Samotracia.

Ma la sua festa più importante, dedicata anche a Persefone Kore, veniva tenuta ad Eleusi dove i greci annualmente celebravano i misteri che mettevano l’iniziato in uno stato di grazia e di gratitudine verso la Madre. Durante le feste che duravano tre giorni i mystai imitavano Demetra nella sua ricerca disperata di Persefone rinnnovando poi il tripudio allorchè ancora una volta ella si riuniva con la figlia. Nella loro pantomima erano dapprima Demetra Erynes (irata), furiosa e triste per la perdita di Persefone, poi assumevano il ruolo felice di Demetra Louisa (amorevole), la madre trasformata dal ritrovamento della figlia. In altri luoghi e in altri tempi, Demetra ha avuto altri attributi: Kidaria (maschera), Chamaine (suolo), e la potente Thesmoforos (legislatrice), ordinatrice non solo delle stagioni, ma anche della vita umana.

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